L’istinto materno è spesso considerato qualcosa di automatico e universale, ma la realtà è molto più complessa e sfaccettata: in questo articolo scoprirai perché ogni esperienza di maternità è valida e degna di essere accolta.
«Per una madre il non sentirsi all’altezza di un istinto materno che viene dato per “naturale” è spesso causa di grande sofferenza. In realtà, una genitorialità accudente è in buona parte frutto del contesto familiare e sociale, e il suo manifestarsi va sostenuto dai servizi e dalla comunità tutta.»
(cit. Il mito dell’istinto materno: madri (e padri) non si nasce, si diventa – Barbara Vatta, Annina Lubbock – Centro per la Salute del Bambino onlus, Trieste)
Un ideale di maternità difficile da raggiungere
L’immagine della maternità che ci accompagna fin da bambine è spesso idealizzata: una mamma che sa sempre cosa fare, che si innamora a prima vista del suo neonato, che si prende cura del piccolo con naturalezza e dolcezza.
Molte donne, però, faticano a riconoscersi nel racconto di maternità naturale e facile che siamo abituati a sentire, in quello stato di grazia – di cui si inizia a parlare già in gravidanza – dove ogni cosa è illuminata, per citare il libro autobiografico di Jonathan Safran Foer.
Cosa significa davvero “istinto materno”?
Partiamo dal fare chiarezza sulla terminologia. Quando parliamo di istinto ci riferiamo a una conoscenza innata, a una competenza che non ha bisogno di essere appresa. Qualcosa che ci riporta al mondo animale, più che alla sfera dei comportamenti e delle emozioni umane.
Ma quindi non è vero che esiste un istinto materno? Una voce sconosciuta ma al contempo limpida, un automatismo che porta le madri a capire esattamente ciò di cui hanno bisogno i propri bambini?
L’istinto materno esiste per tutte?
Sì e no. La scienza ci dice che non esiste una predisposizione innata alla genitorialità accudente.
D’altra parte, però, per molte donne è vero e presente questo istinto, tanto da rivendicarlo con fermezza. Per molte donne che (in larga parte per vissuto familiare e sociale) si riconoscono in questo modello, ne esistono altrettante per cui, semplicemente, non è così.
Non tutte le mamme sentono un “istinto materno” immediato. Sono donne che spesso si sentono frustrate, inadeguate e sbagliate perché non sanno dove mettere le mani quando si tratta di accudimento.
Ma questo non le rende meno capaci, meno amorevoli o meno madri.
Un legame che può crescere nel tempo
Al contrario: riconoscere le proprie difficoltà è il primo passo per prendersi cura, con autenticità, di sé stesse e del proprio bambino.
Non esiste un unico modo “giusto” di essere madre. Alcune donne sentono subito un legame profondo con il neonato, altre lo costruiscono con il tempo. Tutte queste esperienze sono valide.
Queste difficoltà materne sono più comuni di quanto si pensi, ma spesso restano nel silenzio per paura del giudizio.
Come sostenere le mamme in difficoltà
Come possiamo aiutare queste mamme? La responsabilità della rete professionale e sociale che circonda le madri è normalizzare entrambe le esperienze, perché – a differenza di quanto accade nel mondo animale – persone diverse reagiscono allo stesso stimolo in modo diverso.
Per fare rete, dunque, è importante che chi questo istinto lo sente, sia consapevole che è comunque frutto di un processo, di un vissuto, di un addestramento, spesso neanche del tutto consapevole, ma non per questo meno vero, alla maternità.
Istinto materno: una costruzione sociale da accogliere e rispettare
Perché la voce diventi una sola e nessuna si senta fuori dal coro, perché possa esistere davvero un filo rosso che lega tutte le mamme del mondo.
Riconoscere che la genitorialità è qualcosa che si apprende, sempre, e che non si risolve con la nascita biologica di un figlio, è il primo grande passo da fare in questa direzione.